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L'uomo è una specie bioculturale, che si ritaglia la propria nicchia ecologica trasformando l'ambiente. Nell'epoca nomadica egli ha vissuto in equilibrio con la natura rispettandone i limiti e avendo la percezione dei legami che uniscono ogni cosa. La rivoluzione del Neolitico cambia profondamente quell'immaginario, senza tuttavia rompere totalmente quell'armonia. L'uomo rimane ancora aggrappato alla terra, ai cicli e ai ritmi della natura. Il distacco definitivo si consuma con la rivoluzione industriale: lo sviluppo tecnologico porta l'illusione dell'affrancamento da ogni costrizione e l'impronta ecologica cresce a dismisura, ben oltre le possibilità del pianeta, generando gravissimi dissesti ambientali e non meno drammatici squilibri sociali. La catastrofe globale può essere evitata solo con una nuova rivoluzione, che recuperi la saggezza ecologica dei popoli primitivi e ritorni a far sognare l'umanità, attirandola verso la bellezza e la compassione. Prefazione di Carlo Modonesi.